Strage di cuccioli in un deposito logistico cinese

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Foto di repertorio

Ad inizio ottobre quasi cinquemila cuccioli sono stati trovati morti in un deposito cinese, nella provincia di Henan. Si tratta in gran parte di cani, gatti, conigli e porcellini d’India. Erano rinchiusi dentro scatoloni di cartone per essere spediti e sono rimasti una settimana all’interno delle scatole privi di cibo e acqua. Solo 200 esemplari sono stati ritrovati ancora vivi, ma in condizioni molto gravi. Alcune carcasse erano già in stato di decomposizione.

Le parole degli attivisti

Secondo quanto riportato alla Cbs dall’attivista che ha ritrovato i cuccioli, “la stazione era ingombra di casse con migliaia di animali che erano già morti e l’intero posto maleodorava di corpi in decomposizione. Era ovvio che fossero morti di soffocamento, disidratazione e fame”. Quanto accaduto sarebbe il frutto di un errore, una cattiva comunicazione all’interno della compagnia di navigazione e l’incoerenza nell’attuazione delle norme sulla navigazione hanno portato direttamente alla tragedia. Naturalmente, anche gli acquirenti e i venditori hanno la responsabilità”. Le scatole erano in un capannone della Dongxing Logistics, situata a Luohe.

In Cina è vietata la spedizione di animali vivi

Non si pensi comunque che in Cina la spedizione di animali vivi in scatole con i buchi sia permessa. La pratica è vietata anche se la società ha ammesso di aver autorizzato in ogni caso la spedizione, dichiarando però di non saper nulla dell’incidente. Per gli attivisti in questo periodo queste spedizioni sono ancora più pericolose, e non solo per gli animali: vista la pandemia “è ancora più terrificante che gli animali vivi vengano trasportati in quel modo e che muoiano. Si dovrebbe scegliere l’adozione invece di acquistare e spedire animali illegali”.

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