La magica notte dell’Epifania che fa parlare gli animali

La magica notte dell’Epifania che fa parlare gli animali cover
Foto di repertorio

L’asino e il bue sono gli animali più iconici del presepe natalizio e del resto da sempre la civiltà contadina considera magica la notte dell’Epifania.

Un antico proverbio, diffuso soprattutto nel Sud Italia, (“La Notte della Befana nella stalla parla l’asino, il bove e la cavalla”) sostiene addirittura che gli animali possano prendere la parola tra il 5 e il 6 gennaio, raccontando del modo in cui sono trattati.

La tradizione vuole che, nel caso ci sia stata una mancanza di clemenza da parte dei padroni nei confronti dei loro compagni animali, questi abbiano la possibilità di maledire la famiglia facendo accadere misteriose disgrazie.

Senza dubbio un monito per sensibilizzare, seppur in modo arcaico, i contadini al buon trattamento degli animali. Spesso accadeva, infatti, che solo nei giorni che precedevano gennaio i proprietari cambiassero atteggiamento nei confronti di cavalli, mucche, buoi e di tutti quegli animali che accompagnano da sempre la civiltà umana nel proprio lavoro quotidiano. Gli animali venivano così rimpinzati, accarezzati e riempiti di parole dolci.

La leggenda calabrese sulla notte dell’Epifania

L’importante – sostiene la tradizione – è che nessun orecchio umano ascolti le parole degli animali. Una leggenda molto nota in Calabria racconta di un contadino cosentino, non molto attento al benessere dei propri buoi, che li lasciò a digiuno proprio la notte dell’Epifania, nascondendosi nel fienile per sentire quanto avevano da dire.

Puntuali, a mezzanotte i buoi si misero a parlare e dissero che il loro padrone il giorno dopo sarebbe stato “un uomo morto sopra e sotto il carro”. Il contadino non ne capì il significato fino al giorno seguente quando spronò le bestie affamate e queste, imbizzarrite, fecero rivoltare il carro, schiacciandolo e uccidendolo. Portato al cimitero sullo stesso carro, si compì così la profezia.

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