Sindrome brachicefalica, cos’è e quali razze colpisce

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Foto di repertorio

Cosa hanno in comune shih tzu, boston terrier, shar pei, bulldog francese, carlino, cavalier king, bulldog inglese, pechinese, boxer e gatto persiano? Se hai risposto muso e testa corta sei sulla strada giusta. Questa differenti razze di cani condividono con i gatti persiani, lo stesso muso schiacciato che si estende in larghezza piuttosto che in lunghezza. Spesso, però, ad accomunarli è anche una patologia da molti considerata, in maniera preoccupante, normale per la razza.

Negli anni, infatti, allevatori senza scrupoli hanno attuato una selezione volta esclusivamente a creare animali che rispondessero a precise caratteristiche estetiche a discapito della salute. Il risultato è che un numero sempre crescente di animali, sono affetti da sindrome brachicefalica o sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori. Cani e gatti resi la caricatura di loro stessi per incarnare quelle caratteristiche esteriori che, spesso, contraddistinguono la loro trasposizione cinematografica: occhi grandi che spiccano nel tondeggiante muso da eterni cuccioli. Proprio l’esaltazione di peculiarità fisiche, ha portato alla selezione di quattro zampe affetti da sindrome brachicefalica.

Tecnicamente definita Baos, si tratta di una vera e propria condizione patologica che provoca una serie di anomalie capaci di ostacolare il passaggio dell’aria. Diagnosticata, mediamente, tra i 3 e i 4 anni di vita, la sindrome brachicefalica sembra colpire maggiormente i cani maschi che manifestano i segni clinici più gravi. Gli animali soggetti alla malattia, possono passare repentinamente dall’avere difficoltà respiratoria a gravi episodi di respirazione, sia legati a minima attività fisica che in concomitanza di condizioni ambientali come l’aumento della temperatura. In genere, la terapia è di tipo chirurgico.

Respiro rumoroso, russamento molto accentuato, tosse, respirazione frequente a bocca aperta finanche sincope, colpi di calore, collasso e difficoltà ad alimentarsi sono i segni clinici maggiormente riportati ai veterinari. La cosa grave è che, spesso, i primi sintomi vengono considerati normali dai padroni di questi quattro zampe. Un fenomeno preoccupante tanto che ha portato i medici veterinari di tutto il mondo a scrivere una nota congiunta: “I problemi di salute e benessere correlati alla razza – sottolineano in un documento firmato congiuntamente da Federazione dei Veterinari Europei (FVE), la Federazione delle Associazioni Veterinarie Europee per gli Animali da Compagnia (FECAVA) e l’Associazione Mondiale dei Veterinari per gli Animali da Compagnia (WSAVA) – non dovrebbero essere normalizzati o considerati come “tipici della razza”. I criteri di selezione dell’allevamento più importanti dovrebbero essere la salute e il benessere del cane”. La selezione delle razze brachicefale, chiarisce la nota pubblicata anche della Fnovi (Federazione nazionale ordini veterinari italiani), “ha spinto verso caratteristiche sempre più estreme, che comportano seri problemi di salute per gli animali interessati. Per questo motivo, i medici veterinari esprimono le loro preoccupazioni “sulla promozione di cani brachicefali in film e social media, in quanto questa potrebbe portare ad un aumento della domanda per queste razze da parte dei consumatori”.

Gli amanti di razze brachicefale possono fare la differenza in tal senso attraverso le loro scelte d’acquisto. Proprio dal confronto delle sigle veterinarie, è nata poi la proposta di intervenire direttamente sugli allevatori con la “possibilità di perseguire chi consapevolmente produce animali non sani” attraverso sanzioni severe che facciano da deterrente. “Come difensori della salute e del benessere degli animali – affermano i rappresentanti di categoria – i veterinari devono contribuire ad aumentare consapevolezza ed assicurarsi che i problemi di salute e benessere legati alla razza non siano normalizzati e considerati tipici della razza”.

 

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